Non il cristiano, bensì Cristo è colui che si trova nel vero centro teologico a partire dal quale il mondo della creazione e della storia riceve la sua struttura. Perciò Teologia della storia (un’opera che vide la luce nel 1950, e fu ripubblicata in una nuova stesura nove anni più tardi) inizialmente mette a fuoco esclusivamente la forma di esistenza di Cristo al centro della storia; il punto è la reintegrazione del tempo corrotto dal peccato nell’originario tempo di Dio per mezzo della pura obbedienza d’amore di Cristo al Padre: quel Padre da cui il Figlio attende l’«ora» anche sottomettendosi alla legge del tempo creaturale cui sono soggetti tutti gli uomini, diventando così col suo atteggiamento il criterio normativo di ogni esistenza nel tempo. Dal punto di vista biblico e teologico è ben lecito – e questa è una cosa importante per la sequela – interpretare l’atto fondamentale dell’esistenza di Cristo come l’atto archetipico della fede (cf. il saggio «Fides Christi», nel volume Sponsa Verbi), condizione e fondamento della possibilità della fede della Chiesa.

L’edizione tedesca 2004, con una nota editoriale di Alois Haas, include anche l’articolo «Il kerygma e il presente» («Kerygma und Gegenwart»), del 1961, per la sua affinità al tema del volume.