La Teodrammatica

È lo stesso Balthasar, in Il nostro compito, a illustrare concisamente i temi fondamentali della Teodrammatica nel suo insieme:

La Teodrammatica (apparsa tra il 1973 e il 1983) poggia da un lato sul concetto di missione che supera completandolo quello cristiano-psicologico di «ruolo» (cfr. le metafore antiche e poi barocche dell’esistenza come teatro), dall’altro sul confronto drammatico tra la libertà creaturale e finita e la libertà divina e infinita. In quelle pagine la «missione» viene definitivamente considerata come il concetto centrale della cristologia e della sequela di Cristo, conformemente alla teologia ignaziano-giovannea di Adrienne von Speyr; ma nella vita di Adrienne il confrontarsi tra la libertà divina da un lato e la libertà antidivina, demoniaca dall’altro (prendendo la polarità nei suoi termini estremi), si è fatto almeno tanto drammatico e concreto quanto nelle vite di sant’Antonio il Grande, del Curato d’Ars o di Don Bosco. La tesi dell’obbedienza dovuta a Dio nella missione ha dovuto, sempre di nuovo e fino all’estremo, sostenere la prova lacerante di un prendere dentro di sé l’antitesi.

Le persone del dramma

In particolare, i due tomi di Le persone del dramma, dopo alcune osservazioni preliminari a tutti i successivi volumi, inquadrano i personaggi principali del teo-dramma: questo primo tomo presenta Dio e l’uomo, mentre il successivo quei personaggi che entrano in scena assieme all’Uomo-Dio e in relazione con lui.

Una prima questione, duplice, che viene affrontata riguarda Dio: si tratta di giustificare il fatto che da un lato Dio non viene limitato dalla creatura (in quanto egli non è l’«altro»), e che dall’altro la creatura possiede una vera libertà d’essere e d’azione nei confronti di Dio. Soltanto dopo aver assicurato questo punto si fa un passo ulteriore tracciando i contorni dell’essenza dell’uomo, quei tratti costanti che si possono rilevare nel mutare delle situazioni; lo si fa però anche tenendo conto di questo stesso mutamento: tracciando cioè un’antropologia precristiana («naturale»), cristiana e postcristiana. Il «partner di Dio» può essere afferrato e compreso soltanto già in scena, già inserito e coinvolto nell’azione drammatica.