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Apocalisse dell’anima tedesca III: Apoteosi della morte
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Nei tre volumi dell’Apocalisse dell’anima tedesca. Studi per una dottrina degli atteggiamenti ultimi, pubblicati tra il 1937 e il 1939, Hans Urs von Balthasar sviluppa e approfondisce gli spunti della sua tesi dottorale in germanistica, discussa a Zurigo nel 1928 e intitolata Storia del problema escatologico nella letteratura tedesca. Secondo il senso etimologico della parola «apocalisse», che indica uno svelamento, una rivelazione, una manifestazione, si tratta di mettere a nudo gli atteggiamenti di fondo dei grandi rappresentanti del pensiero tedesco, nelle loro radici e nelle loro ultime conseguenze – un’operazione tanto più significativa se si pensa che l’opera vide la luce alla vigilia della seconda guerra mondiale, in piena epoca nazista.
Il primo volume si era confrontato – dopo un’introduzione metodologica e un’ampia panoramica storica sul processo della secolarizzazione del pensiero dal Medioevo sino al XVIII secolo – con Lessing, Herder, Kant, Fichte, Schelling, Novalis, Hölderlin, Schiller, Goethe, Jean Paul ed Hegel; i capitoli finali approfondiscono la fase di uscita dal romanticismo, con Hebbel e Wagner («Il crepuscolo degli dèi»), per chiudersi sul «duello» decisivo tra Kierkegaard e Nietzsche. Nel 1947 il volume fu ripubblicato col titolo di Prometeo, figura dell’astuzia della ragione che ruba il sacro fuoco.
Al «principio prometeico» del primo volume si contrapponeva nel secondo il «principio dionisiaco»; l’opposizione tra «vita» e «spirito» si dispiegava come il punto centrale dell’attività filosofica. Perciò il volume trattava di Bergson, Klages, George, Spitteler e Rilke, per sfociare in un drammatico confronto tra Nietzsche e Dostoevskij. «Alla fine di questo duplice percorso storico», spiega l’autore, «ci resta il compito di mettere espressamente in rilievo il problema fondamentale di questa figura di croce, per scoprire in essa l’atteggiamento ultimo totale, il vero *eschaton *dell’uomo e del mondo».
A tale compito è dedicato questo terzo volume, Apoteosi della morte, del 1939 (ora III/3 della serie dell’Edizione scientifica degli scritti giovanili): che comincia con un’interpretazione della «poesia della fine dei tempi», e dopo un confronto con Husserl e Scheler culmina in due grandiosi capitoli su Heidegger, Rilke e Karl Barth; in conclusione – è la vittoria di Cristo su Dioniso – si apre uno sguardo sulla nuova unità escatologica (quell’unità che già la Scolastica aveva posseduto finché la gnosi e il millenarismo non l’ebbero distrutta). Ai due princìpi Prometeo e Dioniso subentra il «mito» della croce. «Occorre perciò vedere», sono ancora parole dell’autore, «in che senso questo mito è la figura ultima del mondo e così traccia le linee dell’atteggiamento ultimo dell’uomo».
Edizioni
Edizione in lingua originale
Apokalypse der deutschen Seele III: Vergöttlichung des Todes
Casa editrice:
Johannes VerlagAnno di pubblicazione:
1998Vedi i dettagli