Questo volume (il secondo nella serie dell’edizione scientifica degli scritti giovanili di Balthasar) presenta il testo della dissertazione per l’ottenimento del titolo di dottore, discussa alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Zurigo nel 1928. Lo scritto può leggersi come un primo approccio e una preparazione – quasi un «prendere la rincorsa», da parte del venticinquenne Balthasar, allora studente di germanistica (e il lettore italiano terrà presente che nella cultura tedesca del tempo la connessione tra filosofia e letteratura, entrambe sotto il segno del concetto di Geist, era sentita più acutamente che non nella nostra tradizione accademica, specie la più recente), in vista dell’*Apocalisse dell’anima tedesca, *soprattutto dei primi due volumi. Egli stesso avrebbe spiegato, nel 1984, con uno sguardo retrospettivo, quale fosse il motivo di fondo che lo aveva spinto a scrivere quella dissertazione: il desiderio di «“svelare” le grandi figure del pensiero e della letteratura di area germanofona quanto al loro ultimo – e spesso nascosto – atteggiamento religioso; quasi portarli a una “confessione”, e segnatamente seguendo und metodo che si richiami alla filosofia e alla teologia per interpretare i loro capolavori». Già nel 1945 Balthasar si era riferito a quell’idea giovanile come al progetto di uno studente presuntuoso, che infatti non era stato capace di portarlo a termine per mancanza di una conveniente formazione storico-filosofica; in realtà, stupisce l’abbondanza della documentazione letteraria e storica di cui il dottorando già disponeva: un materiale sterminato ed estremamente difficile da dominare, che ha richiesto a Balthasar altri dieci anni di maturazione per dare il suo frutto compiuto nei tre volumi dell’Apocalisse.