Il volume apre la seconda parte della trilogia di Hans Urs von Balthasar. È lui stesso, in Il nostro compito, a illustrare concisamente i temi fondamentali di questo pannello del trittico:

La Teodrammatica (apparsa tra il 1973 e il 1983) poggia da un lato sul concetto di missione che supera completandolo quello cristiano-psicologico di «ruolo» (cfr. le metafore antiche e poi barocche dell’esistenza come teatro), dall’altro sul confronto drammatico tra la libertà creaturale e finita e la libertà divina e infinita. In quelle pagine la «missione» viene definitivamente considerata come il concetto centrale della cristologia e della sequela di Cristo, conformemente alla teologia ignaziano-giovannea di Adrienne von Speyr; ma nella vita di Adrienne il confrontarsi tra la libertà divina da un lato e la libertà antidivina, demoniaca dall’altro (prendendo la polarità nei suoi termini estremi), si è fatto almeno tanto drammatico e concreto quanto nelle vite di sant’Antonio il Grande, del Curato d’Ars o di Don Bosco. La tesi dell’obbedienza dovuta a Dio nella missione ha dovuto, sempre di nuovo e fino all’estremo, sostenere la prova lacerante di un prendere dentro di sé l’antitesi.

Il volume Introduzione al dramma, in particolare, considera il fenomeno del teatro: per poterne valorizzare le implicazioni teologiche occorre infatti anzitutto approntare uno «strumentario» adatto. La teologia precedente ne era sprovvista, e anzi nella storia della Chiesa, ma anche in quella del pensiero secolare, non sono mancate le riserve nei confronti del mondo del teatro: dissipare queste perplessità è il compito della sezione introduttiva del volume, un compito che von Balthasar assolve con un’analisi storica e soprattutto mostrando il nesso profondo che lega Rivelazione e dramma.

Fine conoscitore e grande amante dell’arte drammatica, il teologo mette a frutto la sua esperienza specialmente nella parte centrale: per mettere a punto gli strumenti necessari ai successivi sviluppi teologici, prende le mosse dal dramma nella sua vocazione ad essere rappresentato sulla scena. Basta scorrere l’indice per rendersi conto della vastità dei temi e della ricchezza di esemplificazioni. Al topos del «teatro del mondo» è dedicato un approfondimento di taglio più storico, mentre altri percorsi mettono a fuoco i meccanismi stessi del mondo del teatro: il nesso tra autore, attore e regista, e quello tra spettacolo, pubblico e orizzonte nel quale si proietta la rappresentazione; né si manca di affrontare la questione della finitezza dell’azione, della morte come sfondo del processo drammatico.

Una terza parte («Dal ruolo alla missione»), più breve, segna il passaggio alla sfera teologica che sarà oggetto dei successivi volumi.